Lo stage a Salamanca raccontato da Alessandra Raimondi

 

Ogni volta che, in questi mesi a scuola, abbiamo “assillato” la professoressa Argento supplicandola di portarci con lei in Spagna, non credo che immaginassimo mai effettivamente noi sull’aereo. Non dopo che tutto è stato instabile per un’apparente infinità di tempo.

 

Invece il 24 marzo noi della quarta B linguistico, accompagnati dalle prof.sse Argento ed Etcheverría, voliamo alla volta di Madrid. Abbiamo con noi un bagaglio zeppo di canzoni da urlare insieme sull’autobus, mentre le immagini di edifici immensi e vie brulicanti di vita ci scorrono davanti agli occhi dal finestrino. 

 

La storia della capitale spagnola è fatta di lotte tra musulmani e cristiani, vita di corte, contese fra casate. Abbiamo camminato attraverso strade che prima erano canali d’acqua e immaginato la Gran Vía, con i suoi teatri, le sue catene di moda e banche, spaccata a metà dalla Guerra Civile. Al Reina Sofía,tra le altre, ci aspettavano le opere di Picasso e di Dalí. “Guernica” ha il potere di attirare tutti noi davanti a sé e una volta lì, indifesi di fronte a quel quadro, è come se fossimo circondati dalla guerra. Passeggiamo tra ragazze alla finestra, uomini con pipa e militari carlisti. Ogni tanto vinciamo la timidezza e ci voltiamo verso l’osservatore silenzioso in piedi accanto a noi che, sì, è disposto a raccontare il quadro nella sua lingua.

 

Dalla babele della capitale facciamo strada verso la vivacità più raccolta di Salamanca. Qui, tutte le nostre esperienze girano intorno a Plaza Mayor. I compiti per casa prevedono interviste ai passanti e cacce al tesoro, così sgambettiamo da un lato all’altro della piazza alla ricerca indaffarata di indizi, sotto lo sguardo sornione delle prof, che aspettano di vedere quanto siamo pronti a correre per guadagnare la tazza in palio. Appena c’è una pausa, superiamo il Lazarillo de Tormes e via verso il  fiume con un gelato in mano; oppure seduti a provare il famoso prosciutto iberico nel cortile del vecchio mercato, in cui gli scrittori stendevano le poesie come i panni.

 

Dopo il suono della chitarra che ci accompagna per le vie piene di artisti, c’è il silenzio completo mentre saliamo le ripide scale a chiocciola delle torri della Cattedrale. Una volta arrivati in cima, però, capiamo che ne è valsa la pena, inoltre qualche compagno può rivolgere un saluto ai propri “sudditi” in tutta comodità, mentre osserviamo i colori di Salamanca dall’alto. Persi in un dedalo di stradine, con il mento in su a scrutare il cielo azzurro in attesa del passaggio delle cicogne che nidificano lì vicino, ci imbattiamo per caso nella calle del Silencio, in cui, secondo la leggenda, nel medioevo avvenivano le imboscate. Per non sbagliare, decidiamo di cercare conforto in un Hornazo da condividere, perché mangiare è una responsabilità prettamente turistica. 

 

Le nostre giornate a Salamanca sono così, ogni sorpresa un’avventura. Incappiamo nella letteratura, nella storia che abbiamo studiato a ogni nuovo passo. Forse è per questo che, protetta dall’ombra delle università che la sovrasta, la quarta B continua a recitare che “toda la vida es sueño, y los sueños, sueños son”.